martedì 24 settembre 2013

Quando ci vuole, ci vuole.

Sono stata tanto assente dal blog, me ne rendo conto solo ora guardando la data dell'ultimo post che ho scritto.
È che le settimane appena rientrati dalle ferie sono state molto più impegnative di quanto mi sarei aspettata, il contraccolpo post vacanziero non è arrivato immediatamente ma si è decisamente fatto sentire. È stata la mazzata più dura, tornare e risprofondare nella più totale solitudine. 
Come se fossi un contenitore troppo colmo, nelle scorse settimane tutto è trabordato pericolosamente. 
Ma il problema quando hai un bimbo da accudire, e questo lo sai immediatamente, che tu sia aiutata o meno, è che non puoi lasciarti andare, non puoi crollare del tutto, non puoi più permetterti di lasciarti cadere come potevi fare un tempo.
Cosí mi sono ritrovata un po' più debole, un po' più stanca e un po' meno pronta ad affrontare il quotidiano.

C'è stato anche un momento in cui ho pensato che no, basta, io non potevo aspettare oltre, non potevo aspettare nemmeno mezza giornata in più o sarei morta di stanchezza, di tristezza, di solitudine, di sensazione di non potermi godere nulla, nemmeno il mio bambino.

Poi è finalmente avvenuto il miracolo: la tata tanto attesa, che doveva arrivare non prima di metà settembre, si è liberata con una settimana di anticipo.
E a me é sembrato un miracolo davvero, un miracolo non dovermi più preoccupare se a pranzo potrò mangiare o meno, un miracolo dire "faccio un salto al supermercato" e non dovermi preoccupare di un piccolo gnomo che strilla nel passeggino, correndo da una corsia del supermercato all'altra gettando roba a caso dentro al carrello.
 Ero così messa male e tanto alle cozze che mi é sembrato assurdamente bello potermi soffermare a leggere tutte le etichette dei prodotti. 
Mi sono comprata uno shampoo e mi è sembrato il paradiso. 
Ho potuto fermarmi davanti allo scaffale dei libri e sfogliarne qualcuno con quasi una perdita di sensi per l'emozione.
Ho osato anche una cosa che mi sognavo da otto mesi: mi son comprata una rivista e sono andata in un posticino vicino a casa a pranzare all'aperto. Mi son goduta ogni singolo boccone e ci ho messo un'ora e mezza per andarmene. Che beatitudine.
Mi son data una botta de vita insomma, mica grandi cose, ma ho smesso di sopravvivere e resistere e ho ricominciato a vivere.
Una vita normale, fatta di impegni normali, di cose da sbrigare, mica sono stata in discoteca o a cena fuori con l'UM ma mi sento meglio...

E poi. Poi c'è lui. Pesciolino. L'amore grande, il sorriso sdentato più bello, le manine che afferranno ogni cosa e cacciano tutto in bocca. Lui che sta seduto e alza le braccia per esser preso, lui che non ti molla un attimo e ti ama smisuratamente e impara a dare baci sbavosissimi e dice di no con la testa.
Lui che, ora che io sto a una distanza piu normale, meno esclusiva e soffocante, lo vedo meglio per come è davvero: un amore di bambino coccoloso e bello..anche se non dorme, anche se a volte è un piagnone.
Ora che non lo devo tenere in braccio otto ore consecutive finalmente lo posso guardare in faccia, andare in fondo al cuore a pescare tutto ciò che sento, tirare fuori il meglio senza paura di aver osato troppo, di aver consumato energie che non avevo più. 
Perchè a ben pensarci ero talmente stanca che il mio cervello, il mio corpo, tutta me stessa, erano in modalità riserva, e se hai poca benzina nel serbatoio, si sa, devi andare piano ed esser cauta.
Ora invece ho la sensazione che possa consumarmi tutta, tanto poi c'é sempre qualcuno che accorre in mio aiuto, non sono più sola, ed è una cosa meravigliosa.
Si, mi ci voleva proprio la tata.







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