venerdì 3 ottobre 2014

Viaggi di lavoro

La prossima settimana io e il mio Uomo Meraviglioso saremo entrambi a Londra per lavoro e di nuovo si è aperta l'era del MA.

E' lavoro ok?
Non andiamo a divertirci.
Di Londra non vedremo nulla o quasi, perchè staremo chiusi dentro a una fiera a fare meeting uno dietro l'altro, in continuazione.
Sarà tra l'altro molto stancante, di solito io torno con almeno un herpes e un sonno epocale.

MA...
Sarà stancante ma vedrò un sacco di gente, parlerò tutto il giorno ininterrottamente e mi entusiasmerò di nuovo del mio lavoro.
Starò 3 notti intere senza il pensiero di essere svegliata nel mezzo della notte e io e il mio UM staremo insieme come una coppia, non come due genitori.
Potrò fare shopping sfrenato senza un mini unno alle calcagna stufo già alla prima vetrina.
Potrò non occuparmi di bagnetto, pappa, nanna, cucina, sparecchia, metti il pigiamino, no aspetta cambiano di nuovo il pannolino.

MA... poi mi coglie la malinconia e non voglio più andare e attacco dialoghi immaginari dentro la mia testa;
Stiamocene a casa io e te Pesciolino mio a farci gli scherzi da dietro le tende e a giocare a buttare per aria la casa. Tu sei già il massimo esperto tra gli spacca-tutto, vorrei mi insegnassi a non preoccuparmi troppo di quando tu sbatti i tuoi giocattoli di legno contro lo specchio all'ingresso, o quando con la penna biro scrivi sul divano.
Stiamocene a casa e andiamo al parco a giocare insieme, mamma ti insegnerà a disegnare i gattini (non Mao mao- si dice gattini, amore mio) e nessuno ci potrà disturbare.
Tu mi farai i tuoi grandi sorrisoni e io godrò di ogni singolo abbraccio e bacino che vorrai darmi. Tu che sei un coccolone da far male al cuore.

Come faccio?







mercoledì 1 ottobre 2014

Il web ti dice che comunque stai sbagliando.

L'altro giorno ero su Facebook e una mia amica ha pubblicato il link a questo articolo del Corriere della Sera: lo trovate qui.  

L'articolo parla di queste madri italiche che tirano su figli bamboccioni perchè fanno fare ai propri figli 2 settimane di inserimento per asili nidi e scuole materne.
Sul web è scoppiato un caso vero e proprio, tutti i maggiori quotidiani hanno ripreso l'articolo e ne hanno parlato diffusamente, persino il ministro Giannini ha dovuto fare una dichiarazione in merito: "genitori non siano ostaggi dell'inserimento" .

Adesso io non vorrei entrare nei dettagli di quello che penso dell'articolo in se, posto che mi sembra così carico di livore per una cosa di talmente poco importanza che non ne capisco probabilmente l'intento fino in fondo.

A me piacerebbe parlare invece di quanto il web contribuisca ad alimentare a non finire il senso di inadeguatezza latente delle madri e dei padri.

Una già ha i suoi problemi nel mandare avanti la giornata, andare a lavorare dando il meglio di se, tornare a casa e dare il massimo anche se per poche ore, convivere col senso di colpa che ti attanaglia e poi sul web trovi pure queste fregnacce da zitellaccia acida che ti fanno sentire una meraviglia...!

Sul web la fregatura è che come fai fai alla fine sbagli: e se lo mandi al nido a 3 mesi, e se non ce lo mandi, e se lui piange tu stai sbagliando qualcosa, e se non dorme sicuramente gli hai dato pessime abitudini e ma... non sarà che  il mestiere di genitore è diventato qualcosa di irraggiungibile tante sono le informazioni e le conoscenze che dovresti avere?

Che barba tanta inarrivabile perfezione... che barba tutti questi suggerimenti e giudizi non richiesti.
Direi che gli unici che fanno davvero eccezione sono i blog di altre mamme e non: li ognuna racconta di sè, della sua personalissima e unica storia, non si danno giudizi universali su cosa fare e non fare, ma si cerca di raccontarsi per trovare conforto, confronto e aggregazione.

Chi lo dice ai giornalisti che ci han rotto le scatole con queste lezioncine?

Ciao. Si sente che ho dormito poco?





giovedì 25 settembre 2014

Risvegli


Ti alzi la mattina e per prima cosa inciampi nelle tue ciabatte. Ma porc...
Dall'altra stanza un suono soave come il barrito di un elefante reclama a gran voce la tua presenza.

Apri la porta cigolante e ti trovi Pesciolino tra le braccia assonnato e col pigiamino che non ti dice nient'altro che "Pappa".

Parliamone:
Non "Ciao mammina, facciamo due coccoline che la giornata è appena iniziata".
Non "mamma stiamocene ancora un poco abbracciati a letto".
Nemmeno "Mamma non parliamoci, torna pure a letto e io mi metto qui da bravo a giocare DA SOLO"
No.
Lui ha taaaanta fame appena 10 secondi dopo che ha aperto gli occhi la mattina.

E va bene. Almeno lasciami andare in bagno un attim.... "Cosa fai? Piangi? Ma sei matto a piangere così, appena mi sono svegliata? Mi vuoi vedere impazzire così a inizio giornata? " .
Va bene, ti porto a mangiare e poi andrò in bagno.

Prendi lo yoghurt, apri le tapparelle, mettiti il bavaglino. Io ho tanto sonno, vorrei tanto tornare a dormire, almeno vorrei fare pipì.

Sbang. Tuo padre mi ha appena fregato il bagno.

Questa è una congiura.

Ditelo che è una congiura per farmi pagare tutti gli anni che ho passato smadonnando perchè mia nonna alla mattina non riusciva a stare zitta e a me giravano come le pale di un elicottero da subito.

Ditelo che volete mettermi alla prova con giochetti stupidi e di ben bassa lega.

Perché io ci casco sempre.

Io che appena sveglia un tempo non mi si poteva nemmeno rivolgere la parola.

Che se la sveglia non aveva suonato, col cavolo che mi alzavo. Poi suonava e almeno 2 volte su 3 la rimandavo, ancora un pochino ,ancora 5 minuti che non mi si è ancora acceso per bene il cervello.

Che per carburare avevo bisogno di doccia, crema, caffè, asciugatura della chioma, caffè, silenzio, lettura di un capitolo del libro che stavo leggendo, caffè, vestizione, scarpe e allora forse ero pronta a uscire.
Tutto questo senza dire una parola.

Vi prego. Lo spiegate voi al Pesciolino e a suo padre che questa è violenza bella e buona?

Grazie. ciao.


lunedì 15 settembre 2014

Di un week end di fine estate

Così ci siamo imbarcati in un nuovo viaggetto di fine settimana. Io l'Um e il Pesciolino siamo stati a Rimini lo scorso weekend.

E no, non siamo stati alla festa della Rete, no. http://www.festadellarete.it/ 
Peccato, è vero..ma questo per me è ancora un posto troppo personale per pensarlo di pubblico dominio, per questo non lo sponsorizzo su Facebook, non faccio stalking a nessuno, mi fa piacere che ci sia qualcuno che viene e legge e magari trova conforto nelle cazzate che dico, magari gli piace quel che scrivo, ma non sono pronta a darmi un volto in rete.

Però, dicevo, siamo stati a Rimini.
Siamo partiti io e l'UM molto prevenuti... io c'ero stata solo da bambina con i nonni, gente che del mare non gliene poteva fregare di meno, e l'UM è sardo, e i sardi si sa, a buon merito pensano che tutti gli altri mari italiani siano peggio del proprio. 

E invece ci siamo davvero ricreduti. 
Il paesaggio colpisce al cuore da subito e sembra di essere in un film di Fellini. 
Gli ombrelloni chiusi, la spiaggia deserta, la ruota panoramica, il tramonto...è stato come entrare in una poesia dal titolo "L'estate (in)finita". 


Le persone gentili come in nessun altra parte d'Italia. Gente che mentre stai aspettando per la piadina ti offre un bianchino e chiacchiera con te. Persone che vai a prendere un caffè e parlano con tuo figlio come se lo conoscessero da sempre, sorridono, senza scopo di lucro, solo perchè fa piacere avere a che fare con l'umanità. 

Siamo andati con una famiglia di nostri amici che ha una bambina dell'età di Pesciolino e siamo amici da quando facevamo il corso pre-parto insieme, io e lei ci siamo vissute i mesi più brutti della maternità insieme e ne abbiamo fatto il cemento della nostra amicizia a suon di risate e sdrammatizzazione. 
I nostri figli quasi per la prima volta hanno giocato assieme, hanno lasciato impronte sulle sabbia una vicina all'altra e noi grandi ci siamo tenuti compagnia con ritmi e abitudini diverse ma vicine. 

Ci siamo rilassati insomma ed è stato possibile perchè Rimini è a dimensione di famiglia: il residence a 100 metri dal mare, marciapiedi enormi, spazi pedonali, ogni posto in cui vai ci sono giochi per bambini di tutte le età, anche per i più piccoli che è così difficile trovarli, insomma chi non ha figli farà fatica a capirmi, ma io ci andrei in vacanza anche una settimana, certo il mare è melmoso, la spiaggia è scura, ma io per la prima volta in tutta l'estate sono riuscita a rilassarmi sul serio, a lasciare andare la testa, a trovare la mia pace interiore senza dover pensare a orari, tempi di percorrenza, barriere architettoniche, mancanza di servizi, costi esagerati... come dire? 
Mi sembra d'esser stata in vacanza, invece era solo un weekend.






mercoledì 3 settembre 2014

La maternità vissuta con gioia

Come è andata la settimana a casa con Pesciolino?

E' andata benissimo. Lo dico con sicurezza per una volta, così, è stata bella senza mezzi termini.

E' stata una settimana tranquilla, pacifica, di riposo vero, di giornate passate a giocare con il mio patatone di 20 mesi, giornate trascorse in compagnia anche della Dragonessa, sempre affannata, sempre che sembra appena uscita da un film di militari.
Sono state giornate all'insegna di noi due e basta, dove lui mi si è tatuato addosso e io l'ho lasciato fare, una settimana in cui avrà detto Mamma in tutte le declinazioni e con tutti gli accenti e le storpiature la lingua italiana possa tollerare, una settimana ininterrotta di coccole, capricci, relax, cucina. Una settimana di vacanza insomma.

Questa pace ritrovata mi ha aiutata tanto: mi ha aiutata principalmente a rappacificarmi con me stessa e con la maternità, con lo stare a casa a disposizione di qualcuno che dipende tanto da te e mi sono resa conto che avevo solo bisogno di compagnia.
Pesciolino adesso fa moltissima compagnia, parla a modo suo, gioca in modo comprensibile, fa scherzi e spernacchiamenti sulle pance altrui, ha un sorriso e una voglia di vivere irresistibili e io mi sono resa conto che a me mancava solo questo quando un anno fa esatto ero morta di disperazione e solitudine dopo 9 mesi a casa in compagnia di un neonato.
Doveva solo crescere, essere comprensibile e comunicante perchè io potessi sentirmi una madre adeguata.

Mi mancava anche la compagnia di una persona adulta con la quale chiacchierare un po' nei momenti morti, mi è mancata tanto mia mamma l'anno scorso.
Lo dico senza vergogna, anche a trentadue anni suonati, perchè credo che sia la persona che mancava per ridicolizzare le situazioni, mi mancava quella specie di incrocio strano tra un generale dei Carabinieri e  un cartone animato che è la Dragonessa.
Mi mancava un tessuto sociale alla quale appoggiarmi, una vicina di casa,  altre madri con la giornata davanti da far passare e ho trovato poco, ho trovato alcune amiche eroiche che si sono immolate alla causa e mi hanno aiutata tanto, ma era comunque troppo poco, avevo comunque troppo tempo "libero" senza nulla di che da fare se non star dietro ai bisogni di un esserino urlante.
In questa frenetica e disgregante società  in cui tutti lavoriamo troppo, lavoriamo e basta senza poterci godere nulla e non ci fermiamo mai, io avevo bisogno di compagnia e non ne ho trovata.

Così, questa settimana a casa più che servire molto al mio Pesciolino, che pure ha molto apprezzato e si è molto divertito e spero abbia capito che se ha bisogno ci sarò sempre, è servita tanto a me per riappacificarmi un poco con me stessa.

Come dire...ieri mi sono trovata davanti a una neo mamma che sorrideva serafica e mi sono chiesta come mai a me succedeva così poco, per non dire mai, ma almeno ho smesso di sentirmi eternamente in colpa per non esser riuscita a vivere la mia prima esperienza di maternità con gioia.
Perché ora invece ci riesco molto bene e sono felice quando ho un po' di tempo per stare da sola con Pesciolino.


lunedì 1 settembre 2014

Lui va sereno, come solo i Pesciolini sanno fare.

Sono giorni che provo a scrivere qualcosa, qualsiasi cosa.
Il fatto è che ho tante idee si, ma confuse, e il risultato è che scrivo scrivo scrivo e non pubblico nulla, cancello tutto, perchè troppo personale, o troppo poco attinente alla realtà che vivo, o non ho parlato di me, ma di altre persone e allora no, non va bene.
Torno indietro, cancello, riscrivo da capo.
Non pubblico nulla, anche se scrivere mi fa bene sempre.

Questo è successo un po' perchè ero in vacanza, e in vacanza si sa, il neurone va a rilento senza speranza, un po' perchè è stato un agosto all'insegna del passato e perciò avevo bisogno di riflettere e metabolizzare gli incontri, le parole rimaste in sospeso troppi anni e che perciò hanno ormai perso il loro valore e ne hanno acquistato un altro.
Ho avuto a che fare con i rigurgiti di rabbia sedimentata, di sensi di colpa revival, con le ferite post datate e tutto ciò che comporta il ritorno non programmato di una persona dal passato.
Se poi il passato di cui parliamo non è il tuo, ma quello del tuo compagno, le incertezze si moltiplicano a dismisura.
Ho passato perciò una parte delle vacanze a preoccuparmi.




Una parte a cercare di staccare la testa da tutto, difficile, anzi difficilissimo quando hai una casa (anche se è una casa delle vacanze) da mandare avanti e devi programmare 5 pasti al giorni del piccoletto che è con voi, non dimenticarti la crema protezione solare 50, non dimenticarti le palette e i secchielli, evitare che il nano in questione dorma "alla ca...o di cane" durante il giorno - termine creato ad hoc per lui e il suo modo di dormire strambo, mai alla stessa ora, mai la stessa quantità di minuti - e con uno due risvegli notturni che nessuno è riuscito a levargli.
E' stato facile staccare la testa come riuscire a riposarsi quando devi prendere la macchina 4 volte al giorno per andare e tornare dalla spiaggia e la sveglia la mattina è sempre e solo alle 7.
Una parte delle vacanze l'ho passata invece a fare bagni, a cercare di guarire dalle ferite che avevo, a dimenticare il lavoro che ultimamente mi tormenta a dismisura, a cercare senza trovarle ancora soluzioni alternative, idee geniali che mi lascino vivere e non lavorare e basta.

Una parte ancora l'ho passata ad insegnare a nuotare a Pesciolino e su questo si può dire solo una cosa: missione compiuta.  Lui con i braccioli di Peppa Pig è uno spettacolo della natura, non ha paura dell'acqua , delle onde, dei pesci, non teme nulla, e a me piace da morire il suo approccio al nuoto.
Lui va sereno, come solo i Pesciolini sanno fare.

In queste vacanze credo di aver cementato la mia voglia di cambiare vita, di scappare dal mio problematico neurone e credo proprio di non esserci riuscita affatto.
Poi sono stata una settimana a casa con Pesciolino, ma questa è un'altra storia e ve la racconto quando l'ho metabolizzata.





giovedì 7 agosto 2014

Vacanza

Manca solo un giorno alle vacanze.
Un giorno di lavoro e poi da domani pomeriggio stacco la testa e ritorno me stessa.
Stanotte ho sognato di volare.
Poi Ciccio si è svegliato tre volte e allora no, non ho sognato più un cacchio.
Però va bene lo stesso.
Va bene così.
Sono carica come una molla, ho voglia di correre qui e là come una pazza, mi viene da ridere per ogni stupidaggine e ho un leggero solletico alla base del collo: i primi sintomi di felicità o di pazzia?

Ho voglia di riempirmi gli occhi con questo:
Spiaggia del Riso - vicino a Cabras - Sardegna

Nei pressi di Olbia - Sardegna

Di respirare il profumo del mare, di stringere forte al collo il mio nanetto e sentire il profumo di crema solare e il suo entusiasmo davanti a paletta e secchiello e i suoi piedini che toccano l'acqua.
Ho voglia di tenermi stretto il mio UM, di viverci un po' di più noi, senza fretta, senza molto da fare.
Ho voglia di mettere il cervello in modalità stand by.

Forse oltre alle valigie oggi stò preparando anche la mia testa alla modalità vacanza.

Comunque sia non vedo l'ora di vedere il tramonto da qui:
Costa Rey - Cagliari - Sardegna 





lunedì 4 agosto 2014

Io voglio stare al nostro passo.

L'ho fatto: ho preso una settimana di congedo parentale a fine agosto.
Nonostante gli impegni di lavoro.
Nonostante le remore della parte di me che non ne vuole sapere di impegni e solitudini forzose.
Nonostante sono consapevole che 5 giorni in più a mio figlio cambieranno ben poco, mentre in  ufficio peseranno eccome.
Nonostante tutte le amiche saranno in ferie e io a casa a non fare nulla di particolare se non a stare solo con il mio bambino.

Mi ha convinto lui e il vederlo di ottimo umore domenica quando ha capito che avevamo davanti a noi un'altra giornata tutti insieme.
L'ho guardato negli occhi stamattina mentre faceva colazione e gli spiegavo che io e suo papà saremmo dovuti tornare in ufficio oggi e l'ho visto rabbuiarsi.
Mi ha convinto il fatto che il momento in cui lui avrà questo disperato bisogno di stare insieme durerà talmente poco da non accorgermi nemmeno e che vorrei che questi 5 giorni rubati al lavoro fossero la prova per lui che mamma c'è, che su di me può contare, che possiamo stare insieme nonostante tutti gli impegni.
Mi ha convinto anche il fatto che da ruffiano svenevole qual è mi chiami Mimmi e  mi faccia gli occhioni dolci.

Chi se ne frega se poi tornerò in ufficio e dovrò fare i conti con 380 email di leggere: se ci sarà bel tempo ho già in mente di portarmelo in piscina, a mangiare gelati e a correre al parco.
E se pioverà sarà lo stesso: troveremo dei libri da leggere e da colorare e ci faremo cucù da dietro alle tende.

Chi se ne importa se questa cosa verrà vissuta male da capi e colleghi: ho un figlio che ha bisogno di sua mamma, nessun altro può avere tanto bisogno di me oggi (mica faccio operazioni a cuore aperto io).
Perciò ciao, non è che la mia "carriera" abbia fatto chi sa quali passi da gigante finora non credo che una settimana influirà così tanto in futuro.

Ciao si.
Io e Pesciolino abbiamo bisogno di stare un poco insieme senza i ritmi serrati del weekend con mille impegni e mille cose da fare, di un poco di noiosa quotidianità.
Abbiamo bisogno di stare insieme e costruire un po' di reciproca fiducia, di ritrovare il nostro personalissimo passo a due, un passo che sia un bilanciamento tra il suo e il mio, abbiamo bisogno di sapere che questo passo esiste e che se vogliamo ci possiamo fare affidamento.



venerdì 1 agosto 2014

Buttare via l'orologio



Non ho più voglia di fare niente...
Vorrei chiudere gli occhi e riaprirli in un posto lontano, esotico, con tanto sole e una macedonia ghiacciata a fianco.

Ho un bisogno immenso di solitudine vera, di un po' di tempo per me, di qualità.

Vorrei poter dire basta al dedicarmi solo i ritagli di tempo, ad avere i minuti contati per tutto, a dover scegliere per forza se stare a casa a far la casalinga isterica o mollare tutto e sentirmi in colpa quando vedo la strage disordinata di giocattoli in salotto e il frigo vuoto.

Vorrei aver del tempo solitario per me sola.
Stendermi a prendere il sole e aver solo il pensiero di mettere la crema, leggere un libro, sfogliare Vanity, guardare nel vuoto e  ascoltare solo il rumore del mare.

Non ho più voglia ne di pensare al lavoro, alle menate che questo porta con se ogni giorno, alle politiche interne e a sapersi controllare quando avresti solo voglia di prendere una schiacciasassi e demolire tutto.
Non ho più voglia di compromessi lavorativi, di sconvenienze e convenienze altrui, vorrei dire basta a questo perbenismo inutile che imperversa, al dover stare tutti zitti,  a far la riverenza a persone che non stimo, che difficilmente potrò mai stimare.

Faccio l'eretica fino in fondo, lapidatemi: non ho più voglia nemmeno di pensare alla pappa, al cambio pannolino, agli orari, alla gestione del talento bisbetico innato che ha mio figlio e che ha ereditato da me e per questo mi mette tanto in crisi, non ho più voglia che si svegli piangendo, vorrei dire basta per un giorno al pensiero persistente dei suoi bisogni anteposti ai miei.

Ho voglia di avere un pomeriggio di libertà, di una bella corsetta, di non dover più convivere col senso di colpa che mi impedisce di avere una vita mia,  120 minuti al di fuori dell'ufficio, perchè già non sei mai presente, vuoi anche ritagliarti del tempo per te sola? Egoista.

Vorrei anche essere spinta, aiutata a trovarmi i miei spazi, avrei bisogno che qualcuno che mi vuol bene se ne accorgesse e mi dicesse: datti una mossa, o diventerai più cretina di così e a tutto c'è un limite, credimi.
Ma forse questo può venire da me sola, solo io so quanto avrei bisogno di questo.

E così oggi mi ritrovo insofferente verso tutto un concerto di cose, vorrei poter buttar via l'orologio per un giorno soltanto e pensare solo a me.







mercoledì 30 luglio 2014

Indecisione e sensi di colpa. Inno della madre lavoratrice.

Non so... in questi giorni di strana estate piovosa e fredda continuo a riflettere su una possibilità della quale in qualche modo mi stò privando e cioè l'opportunità di usufruire dei tre mesi rimanenti di maternità che non ho utilizzato finora.
Avrei tempo fino al compimento del terzo anno del nanetto e quindi ho ancora più di un anno per usufruirne, ma forse questa sua seconda estate avrei dovuto perlomeno pensarci.

Molte mamme lo fanno, in fin dei conti è un diritto irrevocabile e in molte giustamente si sentono in diritto di prendere e andare in "vacanza" con il proprio bambino durante l'estate.

Io no... e questo in qualche modo mi fa sentire tanto la peggior madre sulla faccia della terra.

Devo dire con onestà che la ragione più grande è che ho paura: ho paura di ricadere nel loop della solitudine forzosa, di sentirmi di nuovo ostaggio e basta di un'altra persona.
La mia mente distonica non riesce affatto a sincronizzarsi con le sue evoluzioni meravigliose e la trasformazione del mio neonato in un bambino.
Piccolo, capriccioso, stranamente insonne, ma un bimbo.

Non ce la posso fare.

E poi c'è l'ufficio: questo lavoro che in qualche modo mi sembra mi abbia salvato la vita (o la sanità mentale), questo posto dove però al mio rientro da 9 mesi di maternità mi hanno tolto tutto: capo, collega e mansione per lasciarmi in un limbo imprecisato da ormai 10 mesi nonostante le mie continue richieste di chiarimenti e aiuto.
In questo posto dove divento insofferente al punto da rivolgermi al Sindacato per sentirmi dire che siccome ho comunque un lavoro ed effettivamente non sono stata demansionata (no anzi ho maggiori responsabilità ma con lo stesso stipendio), non mi posso troppo lamentare e non ci si può fare proprio niente.
La seconda verità sull'argomento è quindi che ho paura anche di lasciare di nuovo la scrivania, anche solo per un mese, perchè temo di non ritrovarla più.

E poi chiaramente c'è il senso di colpa. Assoluto. Pervadente.

Mi investe sulla porta di casa al mattino quando saluto mio figlio, mi segue tutto il giorno in forma latente per darmi 4 schiaffi sul pianerottolo al mio rientro, quando ormai la giornata è finita, Pesciolino è stato tutto il giorno con la tata, e io sono stata a farmi il fegato marcio da un'altra parte.

Sto perdendo il senso di questo affaticarmi inutilmente intorno a un lavoro che non mi da più stimoli ma solo frustrazioni, e alla mia incapacità totale di darmi la possibilità di provare a stare qualche tempo con Pesciolino in maniera diversa.

Che fare? Una parte di me mi chiede ardentemente di dare a me e al Nano una seconda possibilità, anche subito, immediatamente. Prendilo e portatelo al mare, bacialo e stai con lui sempre, tutto il giorno, non farti più prendere da queste stupide paure e partite.

L'altra no, l'altra si crogiola nel dubbio di perdere il posto di lavoro o l'opportunità di perdere l'occasione tanto cercata e sudata in questi mesi di una promozione, di un piccolo riconoscimento.

Come se far la madre sia perfettamente incompatibile con questo.
E in effetti in Italia lo è.








martedì 29 luglio 2014

Libertà

Alla fine era Herpes... ho scoperto a nostre spese che la prima volta che viene fa venire febbre a 39 e afte in bocca ma incredibilmente siamo sopravvissuti.

Indecisi fino all'ultimo sul partire o non partire, alla fine abbiamo spostato la partenza di un giorno e in vacanza per una settimana ci siamo andati lo stesso.

E abbiamo fatto bene.
Perché Pesciolino si è rimesso a nuovo: ha ricominciato a mangiare, a dormire e ad essere felice.

Noi poi abbiamo capito che spiaggia significa libertà: niente "No", niente "attento a non sporcarti e a non bagnarti", nessun divieto se non quello di non uccidersi, difficile in un posto dove il maggior pericolo è quello di cadere tra le acque cristalline e calme (anche se gelide) del mar Tirreno.

Perciò oggi al rientro in ufficio sono davvero frastornata.
Perché ho ancora in testa i profumi e i colori della scorsa settimana
Perché mi manca mio figlio e i suoi sorrisi, e il suo modo di essere bello e solare e allegro e speciale.
Perché mi manca l'intesa bella e beata di noi tre da soli, la nostra bolla famigliare dove se ci siamo tutti e stiamo bene, possiamo andare dove vogliamo e far quel che ci pare, dove la sintonia è magica e preziosa e mai rara.

Così, mi son sentita libera e felice e volevo dirvelo.

mercoledì 16 luglio 2014

Il mattarello in borsetta

Adesso qualcuno può spiegarmi come è possibile ammalarsi a luglio la settimana prima delle vacanze?

Adesso mi spiegate come mai a parte un febbrone enorme, notti insonni e 4 denti che spuntano non si vedono altri sintomi?
Come mai? eh?

Perché quando Ciccio si ammala non trovo mai vero conforto nel pediatra?
Perché quando lo chiamo lui bello bello se ne sta sempre sul vago?  E soprattutto perchè cambia di continuo la diagnosi?

Ecco ieri disse:

" No, signora, i denti che spuntano non possono portare la febbre a 38"
Il sotto testo qui era:
"Non mi dia suggerimenti Lei, cosa ne vorrà mai sapere? Ha studiato medicina?
"No dottore, economia" 
"E allora taccia diamine "  

Oggi invece disse:

"Eh signora, sa che possono essere i dentini che spuntano (???? mmmm) , ma lei non si preoccupi, ci riaggiorniamo domani"
"Come domani dottore? Noi venerdì pomeriggio schiaffiamo Ciccio in macchina, poi in nave e partiamo per le ferie, non lo vuole visitare?" Aria minacciosa da madre - tigre.
"Ah si, va bene, se proprio vuole me lo porti domani pomeriggio" - ricominciamo a ragionare.

Ecco poi domani mi dirà che no, i denti non possono dare la febbre a 38, e allora tirerò fuori dalla borsetta il mattarello.


giovedì 10 luglio 2014

Lisbona

Ci siamo avventurati per la prima volta in tre fuori dai confini Italiani, fuori dalle mete turistiche tipiche da famiglia, fuori anche se di poco dal nostro fuso orario: siamo stati un fine settimana a Lisbona.
Vi ricordate quel viaggio che dovevamo fare a Febbraio e che invece io avevo pensato bene di ammalarmi il giorno prima di partire? Ecco! Il racconto lo trovate qui
 Bellissimo. Ma che fatica però.

Adesso non fate come la Dragonessa che mi ha subito ricordato che "me l'aveva detto", e che se i viaggi itineranti coi bambini la maggior parte delle persone non li affronta, non è perchè sono rigidamente legati alle loro abitudini e imbalsamati in una quotidianità risucchiante (ma io continuo a pensare di si), ma  perchè i viaggi itineranti sono fisicamente devastanti.

Questa gente ha ragione. (Tu mamma invece no . Fattene una ragione e andiamo avanti.) Hanno ragione loro a non spostarsi più lontano di Gabice mare, che io personalmente non so nemmeno dove sia e non ho niente contro Gabice, ma capirete che Lisbona ha tutto del fascino in più.  

Ora che abbiamo chiarito l'unico punto negativo della vacanza, che più che una vacanza è stata fisicamente una prova e mentalmente uno sforzo, passiamo ai lati positivi e partiamo dal cielo meraviglioso che si trova su questa città: un azzurro incredibile spazzato da un vento meraviglioso.
Un clima perfetto per i viaggiatori: fresco all'ombra e caldo al sole, persino la pioggia della domenica mattina non ci ha fermato e siamo stati premiati da un bellissimo clima pomeridiano a Belem. 

L'aria fresca e frizzante, i panorami bellissimi dai Miradores (belvedere) sparpagliati in città, quella malinconia poetica di Lisbona, i parchi, le migliaia di panchine, sedie, tavolini all'aperto posizionati in ogni dove, dietro ogni singolo angolo: nelle piazze, sui belvedere, in mezzo alle scalinate e nelle tante strade pedonali. Ogni occasione è buona per fermarsi e godersi il panorama (se non hai appresso un tizio alto sotto il metro che corre e cerca di uccidersi in ogni dove).

I Lisboeti che abbiamo incontrato nella nostra tre giorni, sono stati davvero gentili e accoglienti, specialmente col nostro piccolo uomo sorridente. La lingua è semplice, il cibo molto simile al nostro, anche se forse un po' meno raffinato (adesso facciamo gli snob...mi annoio da sola) si respira un'aria che è un mix dell' Europa tutta: dalla Spagna, passando per l'Inghilterra, fino alla Francia, Lisbona mi è sembrata una terra ai confini dell'Europa che è stata influenzata da tutti ma si è costruita da sola una sua identità.

Lisbona è salita e discesa, ha una geografia impegnativa per noi che viaggiamo col passeggino, ma le sue strade e i suoi marciapiedi lastricati, le viuzze pedonali, il fiume Tiago che sembra il mare da quanto è lontana l'altra sponda, ci hanno letteralmente affascinati.

Pesciolino, viaggio di ritorno a parte in cui ci ha regalato emozioni intensissime quando durante la discesa verso Malpensa a mezzanotte ha deciso di strillare per l'intera durata dell'atterraggio (circa 30 minuti in cui tutti i cafoni attorno a noi si premuravano di dispensare consigli totalmente inutili e sgraditi), si è comportato davvero egregiamente: lui si che è un vero viaggiatore, altro che noi due vecchi e stanchi che lo accompagniamo in giro!
Il piccolo esploratore entusiasta

Lui la mattina parte con un entusiasmo che a me sembra di non aver mai avuto, dorme sul passeggino da farti morire d'invidia, assaggia tutto, e quando dico tutto intendo anche il curry e lo chorizo (una salsiccia piccante) e il merluzzo, cerca continuamente nuovi e sempre più complicati modi per farsi molto male o togliersi involontariamente la vita, ma volete mettere in confronto a me (soprattutto) e all'UM che curiosità e che voglia di scoprire?

Alla fine il mood del rientro è stato questo: un bellissimo weekend, una fatica insormontabile e un ripensamento sulle mie priorità in vacanza. Io da oggi voglio solo riposo.

Per fortuna fra meno di due settimane andiamo in Sardegna e forse li ci riposeremo un pochino. Forse.





giovedì 19 giugno 2014

Cara V

Cara V,

ancora una volta ieri sera ti sei fatta venire l'angoscia per una serata passata in compagnia del nano da sola.
Volevo dirti che non solo sembri cretina quando fai così, ma stò iniziando a pensare che tu lo sia  davvero.
Ma te lo vuoi ricordare una buona volta che quello lì che vive a casa tua con la frangetta e i dentoni è il tuo cucciolino adorabile e che ha smesso di cercare di ucciderti?
Te lo vuoi ricordare una buona volta che è finita l'epoca dei pianti a sfinimento (nostri e suoi), che è passata definitivamente la brutta fase dei momenti di totale incomprensione dei suoi bisogni e che ora finalmente, non solo indica col dito cosa diavolo vuole, ma a gesti si spiega benissimo.

Ti dirò di più: ti sei accorta o no che quando siete tu e lui da soli lui si comporta decisamente meglio di quando ci sono entrambi i genitori?

Ti sei resa conto che non hai nessun problema a farlo addormentare velocemente e metterlo a letto?
Vuoi metterti in testa una buona volta che sei una madre normale, che fa cose normali e che nessuno sta li a giudicarti se non lo fai tu?
Pesciolino ti adora e tu adori lui.
Fattene una ragione e lasciati vivere in pace.

V, mia cara, sarà meglio che  te le metti in mente per bene queste cose, perchè sono ormai state dimostrate coi fatti, e sarà meglio che da oggi in poi, ogni volta che andrai farneticando di ansie da prestazione e mal di vivere, tu ti prenda questa letterina e te la rilegga almeno una decina di volte.

Col mantra: stai calma, sei perfettamente all'altezza.

Baci,
Il tuo Neurone.

mercoledì 18 giugno 2014

Ansia da prestazione

A volte mi sembra tutto così difficile, specialmente quando la routine quotidiana ti assorbe a tal punto e in modo così penetrante che sei distaccata quasi dalla realtà delle cose: perciò a volte mi sembra di essere completamente incapace di fare delle cose che ad altri appaiono di una banalità totale, e se ci penso, anche a me sembrano poca cosa, ma spesso non so, non voglio affrontarle ugualmente.

Così oggi mi ritrovo a passare una serata da sola in compagnia del mio ometto e davvero ne ho tanta voglia: ho voglia di vederlo correre per casa da una parte all'altra, ho voglia di preparaci una cenetta io e lui che è piccolino ma di ottima compagnia, ho  voglia di vederlo entusiasmarsi davanti ai pastelli e di ridere con lui mentre fa il bagnetto. 
Davvero non vedo l'ora di andare a casa a fargli bolle di sapone. Parentesi: ma ci pensate a che vantaggio sia avere un'ottima scusa per fare le bolle di sapone passati i 30? 

Però poi ho anche un po' d'ansia. 
Non so perchè fino in fondo, ma credo che tutti quei mesi passati da sola con un neonato (quello che si è ormai trasformato in un bimbo sorridente e felice), mi abbiano come segnata. Tutta quella solitudine, quello stare sempre sola in balia delle esigenze di un altro, non so, è come quando sei stata graffiata da un gatto e comici ad aver paura di tutti i gatti, forse di tutti gli animali, senza distinzione. 

Così mi ritrovo a dover gestire oltre che un piccolo scemino anche l'ansia di sua madre. 

L'ansia imprecisata di non sapere gestire una situazione razionalmente gestibilissima, l'ansia di non riuscire a mandarlo a letto, di non dormire affatto,l'ansia di avere tutta la responsabilità sulle mie povere stanche spalle.

Insomma ho l'ansia da prestazione e questa cosa mi rende un po' triste. 






lunedì 16 giugno 2014

L' outing di una donna decerebrata

Questo è l'outing di una donna decerebrata. Una che se oggi dovesse descriversi direbbe di se: "lascia stare, non vale la pena combattere per tentare di afferrare l'ultimo mio neurone, mi ha lasciata sola già da un po'."
Si.
Perché venerdì è successo che ci siamo messi in macchina, io, Pesciolino, l'Uomo Meraviglioso e abbiamo fatto i 200 chilometri che ci separano dalla casa al mare in Liguria che i miei nonni hanno comprato 33 anni fa per passare un weekend fuori dall'afa milanese. E fin qui tutto ok.

E' successo che sono scesa dalla macchina, dopo 2 ore di tragitto e per la prima volta in tutta la giornata mi sono ricordata di un piccolo dettaglio non tanto insignificante: le chiavi di casa.
Che avevo lasciato a Milano. Senza manco ricordarmene una sola volta in tutto il tragitto.

In ordine ho pensato: al suicidio, alla casa di cura, all'Alzheimer, al fatto che l'Uomo Meraviglioso che mi guardava prima stranito, poi dolcemente sorridente è davvero un Uomo meraviglioso e che per non essersi incavolato come minimo merita il primo premio per gli Uomini Meravigliosi. E poi ho pensato alla seguente cosa: cosa diamo da mangiare a  Pesciolino?

Capito il mio ordine di priorità? Io non penso a dove andiamo a dormire, a cosa facciamo stanotte, ma alla cena del piccolo uomo che ci accompagnava. Una donna sconvolta e senza priorità vere.

Comunque alla fine abbiamo risolto così: siamo andati in paese, ci siamo seduti davanti a una birra e a delle focaccine, abbiamo prenotato un albergo su internet (ma vogliamo parlare mezzo secondo di come il web abbia migliorato l'esistenza di noi decerebrate?), abbiamo scelto un posto dove cenare e poi ci siamo fatti una risata.

Alla faccia mia.

Il weekend è andato bene, ho foto ricordo di un nano in ciabatte e canotta che non so se disconoscere subito o dargli una seconda possibilità, ho questa immagine di una spiaggia bellissima e di noi che non abbiamo portato i costumi perchè tanto piove e di questo ritorno di sabato che alla fine ha reso il weekend ancora più lungo e forse anche più bello.

Adesso datemi il nome di un medicinale contro l'Alzheimer. Grazie.



giovedì 5 giugno 2014

Ricordi sparsi - Croazia


Eravamo io e te in Croazia e si bevevano aperitivi sotto l'ombrellone, con gli occhiali da sole, il sale addosso, l'estate piena, io e te soltanto.
Avevamo una casa, la nostra prima prova di convivenza, e la sera stavamo sotto al portico a mangiare, bere vino, a baciarci e parlare del futuro. Con noi a farci compagnia solo una gatta con tre gattini, uno scatenato e molestissimo, uno timido ma solare e uno serio e composto.
Ricordo la spiaggetta sotto casa, di sassi chiari e acqua limpida, il rumore delle onde.
Mi è venuta in mente la nostra gita in barca mal riuscita: la barca che si rompe, noi alla deriva, tu che fai il marinaio e il sole a picco.
E poi Dubrovnic, un posto magico, un caldo secco e la magia di scoprire di avere gli stessi ritmi, la stessa voglia di esplorare e poi però fermarsi, la semplice complicità dell'avere gli stessi desideri.

Le risate. Tante. Una felicità mai conosciuta prima.

Quanto sono stata felice in quel piccolo angolo di libertà solo nostro, dopo un anno drammatico in cui le nostre vite erano state ribaltate da noi, dagli eventi, dal nostro amore, un angolo di libertà in cui tenerci per mano senza veli.
A volte quella poesia di noi due soli, devo dirtelo, mi manca.
Quell'essere una cosa sola, vivere quella gioia semplice dello stare insieme in silenzio in riva al mare, fuori dal caos quotidiano, quella magia inaspettata di semplice complicità, senza pressioni, senza impegni di lavoro da conciliare, senza il bisogno di compromessi troppo forti, perchè siamo simili e diversi, perchè siamo una cosa sola.

Questo mi manca. Mi mancano i nostri spazi, che da un enorme prateria sconfinata, con Pesciolino si sono ridotti a ritagli, a boccate di ossigeno tra la stanchezza, il lavoro full time, un bambino bellissimo che attira ogni singola attenzione mia e tua.

Ogni tanto, oggi di più, quella sensazione di felicità libera che ho provato in Croazia, mi manca come ossigeno.

martedì 3 giugno 2014

Un anno in più

Un anno in più che ha portato:

  • Più saggezza e meno paranoie (potrebbe anche diventare il mio mantra) 
  • Più bellezza interiore MA più cosce (dati di fatto e metro alla mano) 
  • Più spregiudicatezza e meno timori 
  • Più inglese e meno timidezza (in realtà è solo meno timidezza con lo stesso livello -basso- di inglese) 
  • Più difficoltà a uscire la sera io e lui (sigh sob) , MA più ore di sonno (Dio grazie)
  • Più consapevolezza dei miei limiti, ma anche dei lati più belli e ricchi e profondi di me.
  • Meno tempo di frequentare le persone che amo e alla quale voglio bene. (ahi ahi) 
  • Ma anche meno tempo sprecato e la voglia (il bisogno) di non sprecarne più. 
Un anno in più, un compleanno in più.
Ho tanta voglia di...soltanto di esserci.
Ho voglia di partecipare, di non sprecare nemmeno un minuto, di correre e fare centomila cose tutte insieme e di farle bene tutte. 
Ho tanta voglia di amare il mio Uomo Meraviglioso e stringerlo forte e baciarlo e fargli sapere che non respiro senza di lui.
Vorrei saper fare la ruota, il bagno al mare, le capriole nell'erba con il mio piccolo uomo, annusare con lui tutti i fiori del creato, girare il mondo e tornare a casa (il luogo più bello del mondo), licenziarmi e aprire un'attività in proprio, vorrei vivere in riva al mare. 

Buon compleanno V, buon compleanno a me. 


martedì 27 maggio 2014

Ritornare a scrivere

Non so come sia successo ma alla fine sono passati mesi dall'ultima volta che ho scritto qui, ed è strano perchè questo posto a metà strada tra il pubblico e il privato mi fa bene, mette in luce angoli che non sapevo esistesero, gratta la superficie e mi mette a nudo anche se nascosta dietro al mio santo anonimato. Qui dove non sono proprio nessuno, se non la tua amica (e allora l'indirizzo te l'ho girato io) o una perfetta sconosciuta che capita qui per caso (e allora ciao a te che non ci conosciamo ma ti piace leggere di noi).

E' strano, dicevo, che io non sia più tornata qui, perchè mentre scrivo c'è un tumulto dentro me che non si placa finchè non ho finito, c'è un'onda anomala che si solleva da dentro e si infrange sulla punta delle dita, erompe sulla tastiera, e mi sommerge completamente.
Ma forse avevo solo bisogno di fare il punto dentro me, avevo bisogno di aspettare.

Cosa è successo finora dunque? Qualcosa è cambiato.

Probabilmente nulla di che, nessun cambio lavoro, cambio casa, nessun cambiamento nella pratica vita di tutti i giorni. Nessun cambiamento fuori, eppure dentro mi sento un po' cambiata e non so nemmeno spiegarmi bene come, in che senso, che parte di me si è modificata e ha lasciato spazio a questa nuova Indecisa, ma è successo.

Lo so da tante piccole cose.

Lo so ad esempio da come sia passato il tremendo senso di solitudine.

La solitudine che mi accompagna  da tutta la vita, che è il mio spauracchio, una delle cose che ho sempre temuto di più, dal primo giorno d'asilo fino all'altro ieri, il timore della solitudine mi ha accompagnata sempre.
Poi è arrivato il 2013 e ho capito la solitudine vera, quella solitudine concreta, una cortina di ferro che ti separa da tutti: nessuno ti può aiutare, sei tu sola a dover fare determinate cose e madre natura mai ti mette di fronte a cotanta impressionante realtà come quando hai un bambino piccolo.
Sei tu sola la mamma, e questo dà si grande potere e grande orgoglio, ma porta altrettanta disperazione, senso di inadeguatezza e di incapacità.

E' la solitudine del ruolo che hai nella vita di un'altra persona. Un ruolo di responsabilità, talmente importante da schiacciarti quasi.

Quando tuo figlio piange e tu non hai mai visto un neonato ma tutti danno per scontato che siccome sei la mamma  lo saprai calmare (nel mio caso non è mai stato vero), quando tuo figlio strilla e non sai perchè e ti senti inutile, mentre tutto il mondo si aspetta che tu sappia leggere nel suo pensiero (anche qui mi spiace, io non ho mai sviluppato capacità medianiche), quando tutti si aspettano quel legame forte e indissolubile e lo danno per scontato (anche io ci son cascata per accorgermi,sbattendoci la faccia, che il senso di materno accoglimento non per tutte è così scontato) e ti senti sola.

Dicevo son cambiata, non mi sento più sola ora e so anche perchè: non ho più un neonato, ho un bambino.
Ora Pesciolino si fa capire.
Dice mamma e mi guarda negli occhi e mi bacia (fa proprio MUUAA...avete presente?).
Fa i capricci perchè non gli faccio aprire il mobiletto del bagno (e il forno, la lavastoviglie, la scarpiera, il wc...finite voi l'elenco infinito), perchè non vuole dormire quando diciamo noi o perchè più semplicemente gli girano le palle (succede a tutti, anche a quelli alti meno di un metro).

Ora però lo capisco e quindi ridimensiono tutta la situazione: mi immedesimo in quel senso di frustrazione che prova quando gli dico no, e faccio spallucce, penso che sia normale, lo lascio sfogare e provo a insegnargli a gestire la rabbia (che poi io a più di 30 anni lo debba ancora imparare questa è un'altra storia).
Non provo più la sensazione di non essere in grado di capirlo, perchè un pochino ora ci capiamo e si, sono ancora insostituibile, ma in modo più facile, perchè ho degli obiettivi raggiungibili.

Credo ci siano così tante aspettative su noi madri, così tanti inutili e inarrivabili cliché che una persona non può che sentirsi sola e inadeguata.

A presto con gli altri cambiamenti.







martedì 4 marzo 2014

Essere Capricorno

Cos'è il Capricorno?

Un essere mitologico metà capra e metà pesce, si.
Una costellazione. Ok, ci siamo quasi.
Ma, secondo l'astrologia occidentale, il Capricorno è un segno femminile cardinale e di terra governato da Saturno.
(fonte auterevolissima: Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Capricorno_(astrologia))

E' soprattutto il segno zodiacale di mio figlio e il mio ascendente: una pesantezza di segno che chi non ha provato non se lo può immaginare.

Andiamo avanti con Wikipedia : "Il metallo associato al segno è il piombo, il suo colore è il nero, il suo minerale l'onice e il suo fiore il caprifoglio, il suo animale è il gufo, il suo giorno il sabato, la pianta attribuita al segno è l'amaranto."

Il piombo, il nero, l'onice, un animale notturno....santo cielo cosa abbiamo fatto?!
E infatti i Capricorno fin da bambini son così: caparbi, fermi sulle loro posizioni, sicuri di sé, dei pesantoni in miniatura insomma.

Lui non si arrende.

Mai.

Se perde una battaglia (con sua madre soprattutto) non significa che pensi di aver perso una guerra.

E' riflessivo e non si butta nelle cose subito, ma le studia bene e in maniera approfondita e poi le prova solo quando si sente davvero pronto.  

Ok, ok non ci sono solo pesantezze, anche il lato dolcissimo del mio piccolo Capricorno: è un coccolone in primis, cerca contatto fisico in continuazione e ti accarezza e ti bacia e io vado letteralmente pazza per questo aspetto.

Poi questa caparbietà, questo essere volitivo e determinato, mi fanno bene al cuore, a me che son sempre tanto indecisa, un figlio decisionista mi mette sempre alla prova, ma allo stesso tempo mi dà fiducia e spero sia una cosa buona per il suo futuro.


Perché in fondo credo che sapere dove vuoi andare, che strada percorrere, sia già un' ottima cosa nella vita.






martedì 25 febbraio 2014

Scommettiamo che?

Alla fine non siamo partiti.
La triste verità è che ho preso l'influenza il giorno prima di partire.
Abbiamo tentennato fino all'ultimo sperando mi passassero i conati di vomito, abbiamo preparato le valigie, le abbiamo messe in macchina, abbiamo tentennato ancora mentre lottavo con i conati di vomito in ascensore, alla fine sulla strada per l'areoporto siamo tornati indietro.

Sconfitta dall'influenza.

Però credo sia stata una saggia decisione, nonostante la delusione ho pensato poi che forse doveva andare così e basta.
Ho pensato che a Lisbona deve esserci qualcosa che ci impedisce ogni volta di andare, sempre qualcosa che alla fine, dopo aver prenotato volo e soggiorno ci fa rimandare.
Stavolta abbiamo rimandato a Luglio.

Cosa succederà la prossima volta? Si accettano scommesse.




mercoledì 19 febbraio 2014

8 cose di cui avrei bisogno oggi

Un elenco di cose di cui avrei bisogno oggi.

Avrei bisogno che smettesse di piovere: non so se davvero sia così, ma ho la strana impressione che stia piovendo da tre mesi quasi senza interruzioni. Va bene abito nella Pianura Padana ma santo Dio c'è un limite a tutto!

Avrei bisogno di un nuovo lavoro, di reinventare me stessa e fare che ne so? La creativa. Ma che lavoro è? Ecco appunto. Che corsi dovrei fare? Si. Son confusa sul mio futuro, eppure ho 32 anni quest' anno (cacchio 32!!), qualcosa dovrei saperla su di me. Invece no.

Un PARTIME: è che son sicura che stò lavorando troppo, mi sembra di trascurare il pupo, vivere in ufficio tutte le mie ore di veglia, tornare a casa senza smettere di correre dalla porta dell'ufficio alla porta di casa e poi andare a letto. Passo le mie giornate così. Se ci penso mi intristisco ma non vedo alternative: io a casa dal lavoro ci son stata 9 mesi  di maternità con Pesciolino e stavo per suicidarmi (leggere il blog per credere) ma così senza vie di mezzo, non sono contenta lo stesso.

Vorrei vivere al caldo, possibilmente vicino al mare. La mattina alzarmi con calma, fare colazione, andare a fare una passegiata sulla spiaggia, perdere lo sguardo all'orizzonte, prendere il sole in riva al mare....ok, questa è fantascienza.

Vorrei avere tempo per me, per frequentare le amiche, per parlare di più con il mio Uomo Meraviglioso. Invece se ho tempo di lavarmi i denti è cara grazia. O tanta roba come si dice qui a Milano.

Un weekend tranquillo: partiamo noi tre per la prima vacanza fuori dalle "case di famiglia", portiamo Pescetto all'estero per la prima volta, andiamo a Lisbona per un fine settimana. Naturalmente son contenta, MA mi è scoppiato il panico pre-partenza: ci ammaliamo, sarà un disastro, l'appartamento che ho prenotatao fa schifo, Pesciolino ci farà impazzire in aereo, cosa gli facciamo mangiare a Lisbona, ci saranno gli omogenizzati? e avranno le lenzuola per il letto da campeggio? e che lettino ci daranno? lui dormirà (la risposta è sempre no, sappiatelo) e via col carosello di preoccupazioni.
Va tutto bene. RESPIRA. Va tutto bene. RESPIR...  non ce la posso fare.

Un chilo di gelato in cui affogare le mie stupide e infondate preoccupazioni (sono stupide e infondate, vero?)

Una settimana di vacanza per riprendermi dallo stress del weekend a Lisbona.




lunedì 10 febbraio 2014

Influenze

Ragazzino.
Si tu, bassetto di casa, bambino di un anno e un mese.
Proprio tu che ti muovi per casa come un furetto gattonando e non ne vuoi sapere di fare due passi due davanti a me e tuo padre (ma invece ne fai tre o quattro davanti alla tata, unica e sola testimone dei tuoi primi passi...mannaggia).
Pesciolino nostro.
Si, tu che ridi come un pazzo mentre fai una delle tue marachelle, come quando con quello sguardo da delinquente ti aggiri per la cucina e furtivamente apri lo sportello della dispensa che sai che non devi aprire e fai razzia di tutto quello che contiene e getti a terra ogni cosa con somma soddisfazione.
Tu che poi ti guardi attorno soddisfatto, urli per attirare la nostra attenzione e ridi di gusto davanti alla nostra faccia attonita.
Tu, piccolo delinquente che non sei altro, si tu, quello a cui abbiamo dovuto nascondere il martello di legno che ti avevano regalato perchè lo davi sui vetri delle finestre e su ogni cosa dal fragile aspetto che trovavi sul tuo cammino.
Tu piccolo unno che mentre sono in bagno la mattina e faccio la doccia, batti sulla porta che pare di avere un cinghiale la fuori, tanta la voglia di entrare a far danni.
Tu che stai sempre in piedi ma non ti stacchi dai mobili, e sembri uno scalatore in parete.
Amore di mamma, tu che mentre sei in braccio e ti indico delle cose o balliamo il tango stretti stretti, ogni tanto ti giri e avvicini quelle labbrucce aperte alle mie e il tuo modo dolce di dare baci mi fa andare in brodo di giuggiole.

Tu, piccolo esserino dai capelli ormai lunghissimi, perchè ogni volta che ho provato ad avvicinarmi con le forbici fai una faccia orripilata e ti tocchi i capelli sdegnato come a dire: " cosa diavolo stai facendo? questi mi servono tutti!"
Si proprio tu, che ti attacchi con foga alle nostre ginocchia e vuoi stare sempre in braccio, ma perchè poi? Perchè vuoi stare sempre in braccio? Chi lo sa perchè.

Tu, panzerotto che non sei altro: puoi per favore dire a tutti i microbi che ti stanno addosso in quest'ultimo mese e della quale proprio non riesci a liberarti, che noi tutti, tu per primo, saremmo anche stufi di averti con la febbre?

Saremmo proprio stufi di continuare questa ininterrotta serie di settimane con la febbre e poi col raffreddore e poi col mal di pancia e di nuovo mal di stomaco, che da quando è iniziato questo 2014 tua mamma è più serena ma tu non hai mai smesso di aver qualche problemino di salute?

Puoi dirlo tu a quei microbi malvagi che abbiamo già saltato il primo appuntamento col vaccino e che settimana prossima abbiamo il nuovo appuntamento e poi arrivano Giulia e Maurizio da Cagliari e tu non hai più voglia di stare male (e noi con te) e vuoi stare bene almeno per un mese di seguito senza interruzioni?

Grazie di cuore,
Mamma


lunedì 3 febbraio 2014

Madri (IM)perfette

Leggendo qua e la tra blog di mamme si incontrano persone che hanno vissuto la maternità a modo loro.
Ce ne sono tante che hanno vissuto la maternità come l'ho vissuta io: in maniera faticosa, affannata, isterica, assolutamente piena di contraddizioni. Con tantissimi sensi di colpa, con soffocamento, sentendosi sbagliate e tanto.
Anche fuori dalla rete è così, ma di persona credo si tenda a mitigare, per non sentirsi troppo giudicate, per non giudicarsi da sole.

Chi mi legge qui lo sa, nell'anno appena passato sento di aver deturpato solennemente il quadretto di poesia e amore che mi ero costruita mentre ero incinta, per non parlare del quadro surreale che mi ero fatta quando la maternità era un paesaggio lontanissimo.
Certo, da una distanza considerevole una può immaginare l'essere mamma come una cosa dolcissima, bella, preziosa, (e lo è infatti), fatta solo di occhioni a cuore e bambini che dormono e faccette buffe e tanto tanto amore (e non lo è però).

Una pubblicità insomma, resa ancora più falsa dai siti internet dedicati, dalla tv, dalla tua stessa madre che ha scordato tutta la fatica e il dolore nei 30 anni seguenti la tua nascita.
A me poi non ha aiutato essere una delle prime tra le mie amiche ad avere figli, non mi ha aiutatao non avere una famiglia numerosa con donne coetanee da frequentare per rendermi conto, seppur in minima parte, di cosa mi aspettasse.

Allora vado a rileggere a volte i post che scrivevo in questo blog mentre ero incinta, e mi faccio tenerezza da sola, e vorrei tornare indietro a fare quattro chiacchere con me stessa davvero, tanto per darmi una svegliata, tanto per non vivere la delusione.

Ma poi forse non avrebbe senso lo stesso.
Io ho una piccola considerazione da fare: e se fosse anche questo essere una mamma?

Se essere mamma significasse anche farsi milioni di menate, piangere da sola in bagno sperando che tutto questo sia solo un brutto sogno, strapparsi i capelli e affrontare il dolore e la fatica necessarie a crescere un altro essere umano?
Se essere mamma, una mamma perfetta (osiamo dai) , volesse dire anche affrontare il rifiuto (naturale e fisiologico) e passarci sopra?

Io credo che tutti i sensi di colpa che mi sono fatta finora, tutta la parte bella ma anche quella brutta, facciano parte del mio modo di essere madre e che la maternità vissuta serenamente e senza nessun tipo di rifiuto sia retaggio di poche, forse di nessuna, una specie di miraggio irraggiungibile.


PS: Questa considerazione parte da qui: http://www.ceraunavodka.it/come-sarebbe-stato/ , è il diario di una madre che un po' mi somiglia e un po' no, ma mi sembra che siamo tutte nella stessa barca in fondo.



mercoledì 29 gennaio 2014

Momenti da tenere dentro

Pesciolino mio ciao. 
Stai diventando grande ormai. 
Me ne accorgo da certe tue espressioni da bambino, non più da neonato.
Forse, senza cantare vittoria troppo presto, adesso lo possiamo dire che finalmente non sei più un neonatino puzzone, che urla a squarciagola tutto il giorno per ogni cosa, ma che sei diventato un bambino. 
Un bambino simpatico peraltro, che ride e fa gli scherzi e gioca e si emoziona e...spacca tutto!

E io non so proprio quando e come è avvenuta questa trasformazione, ma è successo che ormai sono molte di più le volte in cui ridi o sorridi che quelle in cui strilli come un dannato. 
E' successo che usi quelle manine con una competenza che pochi mesi fa non potevamo nemmeno immaginare.
E' successo che torniamo a casa stanchi dopo una giornata di lavoro e tu ci accogli come se non ci vedessimo da tanto tempo, fai un sacco di strilletti di felicità e batti le manine e ci gattoni incontro, come se fossimo le persone più importanti sulla faccia della terra, e forse adesso lo siamo  per te e tu per noi lo sarai sempre. 

Ci sono momenti che vorrei catturare e portarmeli dentro per sempre, portarli attaccati al cuore come tanti piccoli attimi di somma felicità, vorrei filmarmi per poterli riguardare domani, quando per fortuna e purtroppo, questa magia passerà. 

Ci sono momenti che, non so perchè , ma se ci penso mi emozionoe  gli occhi mi si riempono di lacrime: quando penso a te che sorridi con quei due dentoni davanti così distanti, quando sembra che fai discorsi in un'altra lingua e sei tutto assorto nella tua conversazione con te stesso, quando ci capiamo con un'occhiata e ridiamo insieme, quando ti nascondi dietro un angolo per farci CU-CU e ridi a crepapelle sbucando da dietro l'angolo, quando giochi con me e ridiamo insieme, quando ti avvicini e dai i tuoi baci bagnati.
Quando ti addormenti con una manina nella mia.
Quando appoggi la testa sulla mia spalla. 

Quando fai i capricci e piangi e ti butti a terra. 
E si, lo so che dovrebbero darmi fastidio i capricci, ma sei così buffo e mi fai una tenerezza infinita e sono dalla tua parte anche se ti vieto qualcosa, che non posso fare a meno di sorridere sotto i baffi. 
Perchè sono felice per te, per la tua forza di volontà, il tuo essere volitivo e determinato anche se così piccolo, così indifeso, anche da te stesso. 

Così, oggi volevo dirti questo. 





giovedì 23 gennaio 2014

Appunto

Ok no, normalità forse è una parola un po' forte.

Normalità non è svegliarsi alle sei di mattina con quello basso di casa che è super affamato e assonnato e richiede attenzioni.

Normalità non è canticchiare tra te e te tutto il giorno "La pioggia cade sopra il tetto, plic plic ploc. Stò a casa e canto un motivetto e aspetto che esca il sol. Bam Bam"

Normalità a ben pensarci non è nemmeno addormentarsi per terra come mi è successo stamattina.
E' che stavo giocando con Pesciolino e mi sono appoggiata un minuto su quel comodo tappeto gioco, è che sapevo che l'UM era nei paraggi e mi è caduta la palpebra.
Così. Di botto.

Faccio nuove esperienze ok?

mercoledì 22 gennaio 2014

Stiamo esagerando

Ieri sera siamo usciti a cena fuori io e il mio UM e abbiamo provato questo ristorante Vietnamita a Milano, buono, forse un po' caro, ma d'atmosfera. Ci siamo divertiti, abbiamo bevuto una bottiglia di vino, ci siamo guardati negli occhi, siamo stati insieme.
Stasera abbiamo un'amica a casa a cena con noi.
Stamattina poi mi son vestita e truccata con un po' più di cura e mi sembra di aver fatto chissà che.

Ma dico: non staremo esagerando?
Non è che stiamo ri-avendo finalmente una vita normale?
Dico: ma cosa stà succedendo?

Succede forse che questo 2014 mi pare un anno normale finora e io avevo così tanto bisogno di normalità, di mondanità semplice, di impegni non complicati, non stancanti dopo un 2013 così strano e complicato e stancante e....si, diciamolo difficile ma anche bellisimo.

E allora normalità sia grazie.






lunedì 20 gennaio 2014

Di traslochi, Natale, Primi compleanni... un turbine.

Cosa è successo? Manco da tanto tempo. Ma come si fa a ritagliarsi un piccolo spazio quando non hai lo spazio per fare nulla?
Ecco cosa è successo nel frattempo.

Abbiamo traslocato nella nuova casa. Il 24 dicembre, la vigilia di Natale abbiamo portato nella nostra nuova casa tutti gli scatoloni. Gli anni passati insieme io e l'UM dentro le scatole, la vecchia casa vuota e deserta.
L'ultimo anno con Pesciolino me l'ha fatta odiare quella casa tanto rumorosa, tanto inadatta a noi tre, ma se ci ripenso un po' mi dispiace.
Quella era la casa dove io e l'UM siamo andati a vivere insieme, dove abbiamo fatto diventare il nostro sogno di vita a due una realtà. E' stata la casa dove è arrivato Pesciolino, dove siamo diventati tre.
Allora ciao, bye bye. Le case non sis alutano mai abbastanza. I ricordi in tasca, te ne vai con le lacrime agli occhi perchè sai che così come sei stata li non starai mai più.

E' passato Natale, la Dragonessa ha dato il massimo sfoggio della sua cucina. Ha cucinato per 33 persone ma a tavola eravamo seduti in 10: tre erano bambini e si sa quanto poco mangino i nani.
Va bhè. E' avanzato tutto.

Il giorno dopo Natale siamo partiti per Cagliari, a casa di mia cognata, là dove ci sentiamo tutti in famiglia, dove Pesciolino sorride un sacco a tutti, soprattutto al cane, al quale non fa altro che dare colpi secchi in testa come dimostrazione d'affetto. Per fortuna è una cagnolina paziente.
Abbiamo sentito il vento addosso, ci siamo riempiti gli occhi di mare, poi Pesciolino si è ammalato, non ha dormito mai durante le feste, ha smoccicato in giro e ha avuto la tosse a lungo.
Per dire, la notte di Capodanno l'abbiamo passata a consolarlo, a cercare di farlo dormire, è arrivata la mezzanotte e l'abbiamo festeggiata, per la prima volta in vita mia, con ben 3 minuti di ritardo.
Però siamo stati tanto insieme. Però siam ostati davvero bene.
Però all'aereoporto piangevamo tutti quanti come scemi.

Poi siamo tornati a casa, abbiamo festeggiato il primo compleanno Pesciolinico.
Ho organizzato tutto io: non è già questo un miracolo di per se?
Abbiamo festeggiato il nano, avanzato un quintale e mezzo di tartine (grazie mamma), siamo stati in mezzo a tanti amici, abbiamo cantato Tanti auguri e te, io e Pesciolino ci siamo tanto emozionati, e qualcuno ha fatto tante foto (tra l'altro chiunque tu sia, grazie!) .
Mi sono sentita circondata di affetto, ma tanto, tantissimo, ed è stato davvero bello avere tutti i nostri amici attorno.

Che altro? Questa settimana appena trascorsa, Pesciolino ha avuto di nuovo la febbre, ma tanta. Ci siamo preoccupati, abbiamo dormito poco e male ancora.

E così è passato quasi un mese.

Io passo di qui ogni giorno, ma poi ho sempre tanto da fare, forse perchè  ho anche ricominciato a lavorare full time le giornate mi sembrano fatte di decimi di secondo. Mi metto a are una cosa un minuto e il minuto dopo è già ora di andare a letto e sono sempre stanca, tanto stanca, ma felice. Ora si, felice.